Ci proponiamo oggi di valutare il ruolo non solo dell’oro e di altri metalli preziosi, ma anche di strumenti derivati, così da comprendere se ed eventualmente in quale misura questi rappresentino effettivamente beni-rifugio.

Il motivo per cui spesso ci si riferisce all’oro tra i metalli preziosi come bene-rifugio è da ricercare nel fatto che esso fu tra le prime forme di moneta, fu tradizionalmente usato come copertura dai rischi creati dall’inflazione ed infine per la sua caratteristica, valida soprattutto nell’era della globalizzazione, di non essere correlato ad altri tipi di beni. Ciò che rileva, tuttavia, è che l’oro non è l’unica possibile soluzione con le caratteristiche sopradescritte: le derivate finanziarie, e in particolar modo l’indice di volatilità (VIX), ricoprono il medesimo ruolo di copertura dai rischi e risultano quindi funzionali se aggiunte in piccola percentuale al proprio portafoglio finanziario.

Per prima cosa è necessario definire i sopracitati termini:

  • un bene determina una copertura dai rischi, in inglese hedge, se, in media, è negativamente correlato, o non correlato, ad un secondo bene o al portafoglio di azioni;
  • bene-rifugio, o safe haven, è un bene che è negativamente correlato, o non correlato, al mercato azionario o al portafoglio di azioni in periodi di estremo declino del mercato.

È da ricordare che questa proprietà non considera la correlazione nella media, ma specifica che essa debba essere zero o negativa in determinati periodi di tempo.

Si deve tenere presente che un investitore aggiunge al proprio portafoglio un bene-rifugio o una copertura dai rischi in modo tale da ridurre le proprie perdite in periodi in cui il mercato finanziario è turbolento. Questa decisione risulta essere allo stesso tempo positiva per la stabilità dei mercati finanziari per il fatto che riduce altresì la severità dello shock.

Secondo uno studio condotto da D. Hillier, P. Draper e R. Faff (pubblicato nel 2006 sul Financial Analysts Journal, Volume 62, Issue 2), i portafogli di azioni che contengono metalli preziosi hanno una migliore performance rispetto ai portafogli standard. I ricercatori, analizzando i dati giornalieri per oro, platino e argento in un arco temporale di ventotto anni (1976-2004) hanno dimostrato che:

  • l’oro, il platino e l’argento hanno un potenziale ruolo nella diversificazione dei portafogli finanziari;
  • questi metalli preziosi hanno la capacità di ricoprire la funzione di copertura dei rischi, in particolare in periodi di anormale volatilità dei mercati azionari;
  • i portafogli finanziari che contengono una percentuale di oro pari al 20-30% hanno un rendimento migliore rispetto a quelli composti solamente da beni finanziari.

I ricercatori hanno poi individuato due strategie che gli investitori possono seguire, così da porre in luce quali delle due abbia una performance migliore:

  • strategia buy-and-hold, a lungo termine;
  • strategia switching, di breve termine.

Nella prima, gli investitori compongono il proprio portafoglio bilanciando con diverse incidenze i metalli preziosi e il resto dei beni, e mantengono le medesime percentuali fino al termine del periodo fissato; nella seconda strategia, invece, gli investitori detengono un portafoglio di mercato standard, ridimensionandolo in maniera ibrida (metalli preziosi e altri beni) nei periodi in cui le proprietà di diversificazione dei metalli preziosi possono garantire il massimo ritorno.

Dal confronto tra le due emerge come sia la strategia switching a determinare rendimenti peggiori: la ragione alla base di questo risultato risiede nel fatto che i benefits scaturenti dalla diversificazione fornita dai metalli preziosi in periodi di alta volatilità di mercato non sono sufficientemente ampi da compensare i proventi di un portfolio ibrido.

Un secondo fondamentale studio sull’argomento che vale la pena di ricordare è quello pubblicato nel 2010 da Dirk G. Baur e Brian M. Lucey (Financial Review, volume 45), con il quale gli studiosi hanno dimostrato l’importante ruolo dell’oro come copertura da rischi nel momento in cui le condizioni del mercato finanziario risultano estreme.

L’analisi empirica portata avanti dagli studiosi focalizza l’attenzione su tre mercati finanziari differenti (USA, Regno Unito e Germania), per esaminare differenze e similarità rispetto il ruolo dell’oro. I dati, raccolti nel periodo compreso tra il 30 novembre 1995 e il medesimo giorno dieci anni più tardi, nel 2005, consistono nei prezzi giornalieri di mercato e obbligazioni MSCI e il prezzo di chiusura del mercato corrente statunitense dell’oro. I prezzi, utilizzati in valute locali, furono convertiti quando necessario in modo tale che i risultati ottenuti fossero applicabili dal punto di vista degli investitori di tutti e tre i mercati.

Dallo studio emerge che l’oro è un bene-rifugio nel mercato azionario, ma generalmente non lo è per le obbligazioni in nessuno dei tre mercati studiati. Esso inoltre svolge la funzione di safe haven per gli azionisti solo dopo shock estremamente negativi, a seguito dei quali gli investitori ricevono un compenso per le perdite provocate da ritorni di mercato negativi attraverso il ritorno positivo dell’oro. Tuttavia questa proprietà risulta mantenersi effettiva unicamente per un intervallo limitato di tempo che si aggira intorno a quindici giorni di negoziazione.

Dal punto di vista del risk management, una possibile alternativa ai metalli preziosi risultano essere le derivate finanziarie, come emerge dallo studio di M. Hood e F. Malik (Review of Financial Economics, volume 22, 2013), condotto con dati tratti dal novembre 1995 al novembre 2010, periodo temporale assai pertinente in quanto include la recente crisi finanziaria del 2008-09. I dati utilizzati includono i prezzi giornalieri di chiusura per oro, argento, platino, indice S&P 500 e l’indice di volatilità (VIX).

Una derivata finanziaria, o strumento derivato è un contratto o titolo il cui prezzo è basato sul valore di mercato di un altro strumento finanziario, definito sottostante.

Nello studio sopracitato, i ricercatori hanno valutato tramite regressione il ruolo non solo dell’oro e dei metalli preziosi in generale, ma anche della volatilità, come potenziale copertura del rischio e/o bene-rifugio. La volatilità risulta essere facilmente negoziabile sul mercato finanziario con l’indice di volatilità (VIX) alla Chicago Board Option Exchange (CBOE). VIX è uno strumento derivato comunemente utilizzato come valore di riferimento dagli investitori e rappresenta, esprimendo la volatilità generata su 30 giorni dalle opzioni di mercato dell’indice S&P 500, una visione della volatilità di breve termine del mercato azionario.

Dallo studio emerge che:

  • l’oro e VIX hanno una relazione negativa con il mercato azionario quando esso è in declino. Pertanto, in queste fasi, avendo entrambi una correlazione con S&P 500 statisticamente negativa, possono essere utilizzati come robuste coperture dai rischi;
  • essendo il coefficiente di correlazione del VIX superiore rispetto quello all’oro, esso è maggiormente effettivo come copertura dai rischi;
  • dal momento che l’oro, a differenza di VIX, non ha correlazione negativa con il mercato azionario statunitense in periodi con volatilità estremamente bassa o alta, è uno strumento di copertura dei rischi minore. VIX risulta essere più indicato come bene-rifugio durante il periodo studiato;
  • l’argento non è correlato a S&P 500;
  • il platino ha una correlazione positiva perciò non è una copertura sicura siccome si muove insieme al mercato.

Utile da sottolineare il fatto che il mercato di VIX sia relativamente inesplorato: interessante quindi capire come gli studi futuri sul tema approfondiranno il ruolo della finanza derivata rispetto il tema della tutela dalla volatilità del mercato.

 

Riferimenti

D.G. Baur e B.M. Lucey (2010), Financial Review, Volume 45

Hillier, P. Draper e R. Faff (2006), Financial Analysts Journal, Volume 62, Issue 2

Hood e F. Malik (2013), Review of Financial Economics, Volume 22