Il Vietnam: dati generali

Il continente asiatico è stato protagonista dell’evoluzione economica degli ultimi decenni. Il suo modello di sviluppo è stata una spinta che, come un moto ondoso, ha coinvolto nel suo percorso vari paesi. Il modello delle oche volanti di Akamatsu ben spiega questa progressiva crescita economica che, stimolata dall’oca di testa passa poi, come nel gioco del domino, di paese in paese, secondo una gerarchia basata sul diverso grado di sviluppo raggiunto. Si può così delineare una sorta di linea temporale dello sviluppo industriale delle economie dell’Asia: il Giappone, anatra di testa, ha “infettato” prima le cosiddette quattro tigri asiatiche (Taiwan, Corea del Sud, Hong Kong e Singapore), poi le Newly Industrialised Economies, ovvero Filippine, Thailandia, Malesia e Indonesia, successivamente Cina e India e infine, in tempi più recenti, Vietnam, Bangladesh e Cambogia sembrano aver raccolto il testimone.

Tra gli ultimi paesi ad essersi affacciati sulla scena economia ed industriale globale vi è appunto il Vietnam, realtà spesso trascurata in quanto soverchiata dall’interesse verso giganti come Cina e India. Paese strategico nello scacchiere dal Far East, membro dell’Asean dal 1995 e del WTO dal 2007, il Vietnam può vantare alti tassi di crescita del Pil (+6,7% nel 2015), incremento che le autorità pianificano mantenere pari al 6,5-7% fino al 2020. L’implementazione del Piano di sviluppo socio-economico per il periodo 2006-2010 sta infatti trasformando il Vietnam da paese in via di sviluppo a paese a medio reddito grazie a un’incisiva politica di apertura ai flussi commerciali e di investimenti diretti esteri (IDE), perseguita dal governo vietnamita a livello multilaterale, regionale e bilaterale.

In pochi anni la quota di IDE in entrata in Vietnam ha infatti superato la quota di Filippine e Indonesia, ed ha sostanzialmente raggiunto la Thailandia, facendo registrare investimenti esteri per 22 miliardi di dollari US nel 2015. Oltre alle scelte politiche volte a favorire la stabilità sociale e politica, hanno contribuito all’ingente incremento degli IDE fattori quali la posizione strategica del paese, nel cuore di una regione come quella dell’ASEAN a forte tasso di sviluppo; le abbondanti risorse minerarie; la presenza di una forza lavoro numerosa, giovane e relativamente istruita (l’alfabetizzazione in Vietnam si attesta al 94%), oltre al fatto che il costo del lavoro è relativamente contenuto, anche in rapporto a Cina e India; un mercato domestico piuttosto grande e in forte crescita; il potenziale interesse di quel mercato per gli esportatori europei e statunitensi e infine l’atteggiamento liberale del governo nei confronti degli investimenti esteri e il suo impegno a realizzare le riforme economiche.

Flussi commerciali tra Vietnam e Italia

I dati della Farnesina sui rapporti commerciali tra Italia e il Vietnam fotografano una situazione decisamente dinamica: gli interscambi tra il nostro paese e la Repubblica socialista del Vietnam, raddoppiati nel periodo 2010-2014, hanno raggiunto nel 2015 la cifra di 4,3 Mld di dollari.

Particolarmente significativo per il 2015 il dato sull’export italiano nel paese, che ha raggiunto l’1,1 Mld di dollari, segnando un significativo +50%, incremento superiore a quello registrato negli altri paesi del sud-est asiatico. Conseguenza della dipendenza tecnologica del paese dall’estero è l’importante ruolo del settore dei macchinari ed apparecchiature, principali voci nel panorama dell’export italiano, mentre i prodotti di elettronica costituiscono la quota più rilevante dal lato delle importazioni.

E in futuro il trend promette ulteriori incrementi, proprio grazie al sopracitato EVFTA, che entrerà in vigore dal 2018. Punto di approdo di numerosi accordi bilaterali settoriali stipulati nei primi anni novanta, l’EVFTA prevede l’abolizione dell’85,6% delle tariffe sull’importazioni provenienti dal Vietnam, percentuale che arriverà al 99% in 5 anni e raggiungerà il 100% nel 2028.

Dal lato export invece le tariffe vietnamite saranno abbattute immediatamente in misura del 65%, per garantire maggiori tutele alla produzione nazionale non ancora pienamente sviluppata, raggiungendo la completa abolizione dopo 10 anni dall’entrata in vigore dell’accordo.

Ad un anno dalla stipulazione dell’accordo, rilevano gli studi effettuati per prevedere quale sia l’effetto atteso dell’EVFTA sugli scambi bilaterali UE-Vietnam. In particolare si segnala la ricerca svolta da Nguyen Binh Duong della Foreign Trade University of Viet Nam nel quale dall’applicazione del modello gravitazionale emerge come la diminuzione dell’1% delle tariffe doganali tra Unione Europea e Vietnam dovrebbe determinare un incremento compreso tra lo 0,52 e lo 0,95% dei flussi commerciali tra UE e Vietnam.

Il made in Italy in Vietnam

In base ai dati del 2015, gli IDE provenienti dall’Italia in Vietnam hanno raggiunto la cifra di 340 milioni di dollari US, dato che pone l’Italia al 31° posto su scala mondiale e all’8° su scala europea. L’interesse italiano per il paese si sostanzia poi con più di 50 aziende presenti, di cui 33 sotto forma di Ide/joint Ventures e 18 quali uffici di rappresentanza.

Il Vietnam costituisce infatti per l’Italia un paese di grandi opportunità: il sistema produttivo vietnamita è molto simile a quello italiano, poiché è anch’esso fondato sulla piccola e media impresa ed inoltre è notevole l’attrattiva in tema di investimenti esteri, in virtù di una manodopera giovane, qualificata e a basso costo, così come grazie ad una vasta rete di accordi di libero scambio con i paesi dell’area del Sudest asiatico. Non meno importante, l’Italia gode in Vietnam di una fama e di un’immagine ampiamente positivi, soprattutto tra le nuove generazioni (che in Vietnam rappresentano la maggioranza della popolazione), alimentata dai nostri marchi di moda, design, architettura, come dalle nostre eccellenze nel campo dell’innovazione e delle nuove tecnologie applicate in particolar modo alle infrastrutture (in campo in cui il Vietnam sta investendo molto).

Commissionata dall’ambasciata italiana di Hanoi nel 2011 e realizzata da ricercatori della RMIT University di Hochiminh City, la ricerca sulla rilevanza dell’origine dei prodotti nella sensibilità dei consumatori vietnamiti ha infatti evidenziato come le 600 persone intervistate apprezzino fortemente i marchi italiani, secondi solo a quelli statunitensi, ma primi a tutti in termini di prestigio e qualità (con rispettivamente Indici di gradimento pari al 90% e 93%). Nonostante ciò un significativo 56% dichiara di non avere intenzione a breve di acquistare prodotti made in Italy, a causa del fatto che il marchio è anche collegato a concetti come “lusso” e “prestigio”. Ciò che tuttavia rileva è l’assenza di una conoscenza specifica dei prodotti italiani (il 67% degli intervistati riconosce di possedere solo poche e generiche nozioni sul nostro paese), elemento che, se da un lato potrebbe favorire la diffusione di marchi meno noti, dall’altro potrebbe spalancare le porte al pericolo dell’“Italian sound”.

Le difficoltà

Uno dei maggiori ostacoli all’internazionalizzazione delle imprese italiane in Vietnam è il divario culturale. Nella cultura asiatica, tipicamente “implicita”, a differenza di quella italiana o ancor più americana, in cui si tende ad esplicitare ogni tassello dell’accordo, la conoscenza personale reciproca ha ben più valore del contratto scritto e per questo sovente si fanno affari solo con amici o amici di amici. Ancor più importante è la divisione gerarchica: è bene sapere che in Vietnam è il capo che prende tutte le decisioni importanti; per questo se si vuole fare affari con la controparte vietnamita, è bene che sia l’imprenditore o il manager dell’impresa a recarsi di persona in loco, piuttosto che mandare gregari. Soprattutto per un settore come quello meccanico, è assolutamente necessaria una presenza in loco, con un ufficio di rappresentanza o ancor meglio con un piccolo magazzino, dove un ingegnere che, possibilmente vietnamita ma con approfondita conoscenza del prodotto italiano, possa garantire la serietà del servizio post-vendita e di assistenza.

Inoltre gli indicatori di rischio riferiti al paese stimati da Sace mostrano una situazione difficile sotto diversi punti di vista: 55/100 mancato pagamento della controparte sovrana, 64/100 esproprio e violazioni contrattuali da parte della pubblica amministrazione, 89/100 mancato pagamento controparte bancaria, 51/100 rischio guerra e disordini civili, 89/100 mancato pagamento controparte corporate, 70/100 trasferimento capitali e convertibilità.

Strumenti per avvicinarsi alla realtà vietnamita

L’operato dei quadri istituzionali e delle camere di commercio mirano proprio a colmare le differenze culturali ed i vuoti cognitivi, proponendosi come ponte tra l’imprenditore italiano e il Vietnam. Investimenti in termini di informazione, preparazione culturale, supporto gestionale e logistico nonché di interventi più concreti come l’organizzazione di missioni di sistema da parte di enti pubblici e privati saranno ampiamente ripagati dalle prospettive di sviluppo in quella che da molti è stata definita la “nuova tigre asiatica”.

Al proposito si segnala la Camera di Commercio mista Italia-Vietnam, così come la Camera di Commercio italiana in Vietnam.

Inoltre, nel 2013, in occasione del 40esimo anniversario dell’apertura delle relazioni diplomatiche tra Italia e Vietnam, la regione Emilia-Romagna, da sempre una delle più attive in Italia per rapporti commerciali e investimenti nel paese asiatico, ha dato avvio a una nuova stagione di rapporti economici. Sono stati quindi sottoscritti una dichiarazione di intenti e di un memorandum operativo tra Ambasciata della Repubblica Socialista del Vietnam in Italia, Regione e Unioncamere Emilia-Romagna per promuovere gli investimenti, la cooperazione economica, il trasferimento di tecnologie e la collaborazione in attività di ricerca e sviluppo. La volontà di una più intensa collaborazione tra queste due realtà ha preso concretamente forma nel progetto “Destinazione Vietnam per le imprese emiliano-romagnole dell’industria meccanica”, sviluppato e co-finanziato da Unioncamere Emilia Romagna insieme alla Regione (con soggetto attuatore Promec, Azienda Speciale della Camera di commercio di Modena per l’Internazionalizzazione), con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero degli Affari Esteri e con la collaborazione della Camera di commercio italiana in Vietnam e ICE-Agenzia. Destinazione Vietnam è poi proseguito nel 2015 con il progetto parallelo FoodFactory. Il Memorandum of understanding sottoscritto tra Unioncamere Emila-Romagna e l’Ambasciata vietnamita in Italia ha portato alla creazione del Desk Vietnam, per facilitare lo scambio di informazioni e di esperienze tra l’Emilia-Romagna e il Vietnam e, in particolare, per promuovere il commercio e l’investimento reciproco.

Riferimenti:

  • Di Donfrancesco Gianluca, Italia in pole position con l’accordo Ue-Vietnam, Sole 24 Ore, 2016

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-04-14/italia-pole-position-l-accordo-ue-vietnam-135535_PRV.shtml?uuid=ACCpxg7C

  • Farnesina, Vietnam, Infomercati Esteri, 2016

http://www.infomercatiesteri.it/paese.php?id_paesi=143#slider-6

  • ICE-Agenzia, Ufficio di HoChiMinh City, 2014, Vietnam, focus on

http://newsletter-ice.com/default.asp?id=482&id_n=684

  • Nguyen Binh Duong, Vietnam-EU Free Trade Agreement: Impact and Policy Implications for Vietnam, 2016.
  • Sace S.p.a.

http://www.sace.it/

  • Terutomo Ozawa, The Rise of Asia. The “Flying-Geese” Theory of Tandem Growth and Regional Agglomeration Cheltenham UK – Northampton, Ma, USA, Edward Elgar,2009, p.4
  • UNCTAD, World Investment Report 2000, Cross-border Mergers and Acquisitions and Development, New York e Ginevra, Cap. 6, pp. 190-191